Inizio dalla fine. Al comizio di chiusura della campagna elettorale di Fabio Aponte non ha assistito che uno sparuto gruppo di coraggiosi, impavide sopravvivenze di un dissenso politico putrescente, decomposto. Defunto.
Del resto, anche prima dell’evento climaterico, la via crucis elettorale degli omerici pentastellati per il territorio comunale è stata scandita da silenzi assordanti e vuoti oceanici: Ovunque usci socchiusi, sussurri e bisbigli, imposte serrate, sagome umbratili, sguardi obliqui, figure sbilenche. E la puzza mortale della PAURA.
Eppure, dietro quegli usci e oltre quelle imposte stavano anche gli elettori che il 4 Aprile 2018 hanno premiato il Movimento con una messe di voti (quasi il 50% di quelli validamente espressi). Gli stessi, tantissimi, che protetti dall’anonimato e dalla tenebra non hanno lesinato, durante la campagna elettorale, incoraggiamento, sprone, attestazioni accorate di stima.
Dietro quegli usci, oltre quelle imposte respiravano, dunque, le stesse donne e gli stessi uomini che hanno contribuito a fare dei pentastellati una forza di governo. Gli stessi uomini e le stesse donne che avrebbero potuto scegliere, anche a Sant'Agnello, tra la politica pietrificata degli ultimi venti anni e il soffio potente del cambiamento; tra la perpetuazione di un potere politico "dinastico" e il senso di una fiduciosa apertura a un futuro migliore.
Com’è andata, lo sappiamo tutti; alle Termopili, del resto, anche Leonida dovette capitolare. Nonostante l'olimpico coraggio.
L'onda lunga del successo elettorale dello scorso mese di marzo sembra evaporata in una debolissima risacca (ma l'agòne delle “politiche”, si sa, è altra cosa rispetto al teatrino elettorale di provincia); ciononostante, il risultato conseguito – ben tre candidati eletti al Consesso consiliare – non può non essere considerato “straordinario”, rifulgente di luce intensissima, unico lucore nel buio in cui sembra siano sprofondate le altre liste pentastellate presentatesi in Campania. Giusto premio all'impegno e all'entusiasmo di persone affidabili, rette, preparate, intellettualmente oneste, eticamente solide.
Non gioisca, però, il sindaco uscente (pardon, riconfermato), nel leggere questa breve diacronia agonica di un fallimento. E’ del suo fallimento, infatti, che si narra.
Una comunita’ che mortifichi se stessa sacrificando afflato e partecipazione sincera sull’altare della paura, del metus, del timore di palesare la propria adesione a un progetto gia’ premiato solo poche settimane fa, NON È UNA COMUNITÀ LIBERA. Questo clima di sottile paura, che purtroppo non si è dissolto nel segreto dell’urna, e’ il manifesto di un monumentale fallimento. Un fallimento culturale, innanzitutto. Un fallimento politico, civile, sociale. Epocale.
Tuttavia, il sindaco uscente (pardon, riconfermato) sarà il sindaco di tutti i santanellesi. Di chi abbia votato “alzando la testa” e di chi, invece, non abbia avuto il coraggio di osare.
Gli auguro, pertanto, buon lavoro. Ma sappia che adesso nulla sarà più come prima, nel Palazzo.
Incomincio da 3.
RispondiEliminaNon e' male per iniziare.
Ma adesso bisogna iniziare a lavorare sul concreto ed essere pronti a proposte di governo con cui sfidare questa amministrazione e per iniziare a costruire un percorso che porti al successo alle prossime elezioni.
Buon lavoro
Michele Gargiulo