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lunedì 18 aprile 2016

Si, no, non so, che me ne importa

Al referendum del 17 aprile ho votato un "si" convinto.
Non mi permetto di criticare chi ha votato no, e nemmeno chi non sapeva cosa votare, ce l'ho con chi non è andato a votare.
Ora, lascio agli "esperti" il compito di dire se il referendum era giusto o no, se e perché era opportuno accorparlo alle amministrative per economizzarne i costi, come e perché non si sia raggiunto il quorum; nel merito, per dare un riferimento tangibile ed ottico al famoso 50%, corrisponde ad un avente diritto si ed uno no, più uno. Gli specialisti potranno dare la loro lettura circa la scarsa affluenza e disaffezione alla vita politica da parte dell'italiano, ma da "inesperto" voglio fare alcune considerazioni.
Non desidero assolutamente entrare nel merito del quesito referendario, né delle varie tesi pro o contro l'abrogazione, anche se ne avrei, non voglio parlare del quorum, a mio avviso antidemocratico poiché gli assenti hanno sempre torto (tranne che appunto nei referendum abrogativi), non è mia intenzione disquisire sulle politiche energetiche, anche se contesto ampiamente la "fossilizzazione" italica, né dello scandalo trivellopoli, né della ministra Guidi, né del fattore ecologico e, a questo punto, vi ho già risparmiato un'oretta abbondante di lettura, che in tempi di recessione, è pur sempre oculatezza; cosa voglio osservare allora?
Il referendum è stato proposto da ben nove regioni (originariamente dieci, poi l'Abruzzo ha abbandonato), sette delle quali governate dal PD. Si può a questo punto evidentemente dichiarare senza paura di commettere gaffe o di subire smentite, che il referendum è stato proposto dal partito democratico.
Il premier Renzi, che ricordiamo è segretario del partito, dal canto suo, rivendica la politica energetica e l'emendamento sblocca Italia che permette alle trivelle operanti entro le dodici miglia, di non smantellare le piattaforme alla fine delle concessioni (in realtà di questo si tratta, di un regalo alle multinazionali del fossile).
A questo punto c'è un problema ed è tutto interno al partito democratico: il vertice dice una cosa, la base un'altra, ed a questo proposito troppo spesso ci si dimentica che se esiste un vertice, è perché c'è una base su cui si poggia.
Come si poteva pretendere che l'elettore potesse capire realmente cosa si stava votando?
Il PD è stato in evidente imbarazzo, a tal punto che il capo del governo e l'ex capo dello stato invitavano all'astensione; a proposito, non si è sentito quello attuale. Il M5S l'ha capito e come al solito è stato l'unico a metterci la faccia, ha cercato con tutti i mezzi a sua disposizione di informare, i MeetUp sono stati stoici e hanno messo a disposizione il proprio tempo libero organizzando di tutto, incontri con i portavoce e gli esperti, banchetti, gazebo, dibattiti, flash mob, filmati, ma tutto ciò non è bastato.
Lo sapevamo, più o meno inconsciamente ne eravamo consapevoli, ma ci siamo battuti lo stesso, senza riserve.
In chiusura vi lascio quest'ultima riflessione, rivolta in special modo "agli assenti": la provincia c'è ma non si votano i rappresentanti, il senato ci sarà ma non sarà elettivo, i referendum sono svuotati di ogni significato, ci resta solo che si eleggano da soli in parlamento, poi veramente potremo tutti andare al mare la domenica e pensare a com'era bello quando una volta si votava.
Domenica scorsa non è stata sconfitta l'opposizione, sono stati sconfitti gli italiani, tutti, i si, i no, i non so e i che me ne importa.

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