Un’amica mi ha regalato
un libro che ho cominciato a leggere di Isha Babaji dal titolo “S.O.S. Terra”,
cosa fare per salvarla.
Mi è subito balzato all’occhio,
anche perché è nel primo capitolo, il paragrafo dedicato alla situazione degli
ulivi in puglia.
Desidero condividere il
paragrafo sperando d’illuminare chi ignora quel che è successo e sta tutt’ora
accadendo nel tacco del nostro stivale.
In calce un reportage sugli ulivi di Torchiarolo realizzato da Brindisi Oggi.
In calce un reportage sugli ulivi di Torchiarolo realizzato da Brindisi Oggi.
Lo strano caso della Xylella fastidiosa
da S.O.S. Terra di Isha Babaji
Gli ulivi sradicati a Torchiarolo |
Il
patrimonio naturale salentino pugliese è uno dei più importanti d’Europa: una
terra bellissima, ricca dal punto di vista paesaggistico, antropologico,
religioso, storico. Da questo ponte sul Mediterraneo, che guarda ad Oriente,
sono passate cultura, storia e religione, per cui è inevitabile pensare che
questo lembo dell’Italia abbia un tale valore aggiunto che necessiti di cura e
protezione. Come pure è naturale pensare che ci possa essere qualcuno che immagina
di “sfruttare” tutto questo valore per tradurlo in business, di quello senza
etica, senza rispetto e senza anima, proprio come accade in tantissime altre
parti del mondo nelle quali ormai si smontano e si rimontano patrimoni e risorse,
beni comuni, con la logica del mercato e delle multinazionali, ispirata a
massimizzare il profitto senza preoccuparsi minimamente della salvaguardia
delle comunità.
E
così arriva un grosso imprenditore inglese che vuole costruire un mega albergo
diffuso nella bellissima zona di Gallipoli in un uliveto secolare (peraltro
protetto dalla legge regionale), e riesce a ottenere tutte le autorizzazioni
previste (basta giocare con le parole, ad esempio scrivere “ulivi secolari”
piuttosto che “uliveto secolare”) e perfino il via libera del TAR, oltre che il
consenso di coloro che sperano in possibili ricadute in termini di risultato elettorale.
E così ci si inventa la necessità impellente (?) di una autostrada “di
interesse nazionale”, il cosiddetto allargamento della s.s. 275 da Maglie a
Leuca che sbrana 15.000 alberi d’ulivo e 1.000 ettari di terreno vergine.
Chiedendo un finanziamento di 300 milioni di euro per realizzarla, con un
progetto che prevede di coprire 9 discariche con rifiuti tossici che arricchiscono
i soliti improvvisati specialisti di rifiuti, ma uccidono le persone che vivono
nei pressi di queste discariche con un incremento dei tumori del 38% in 30
anni, soprattutto quelli polmonari e alla vescica. E così nasce il più assurdo
sistema di depurazione con 47 depuratori, quasi uno per ogni paese, per dare a
ciascuno di questi paesi 1-2 occupati, sprecando soldi pubblici per depurare e
buttare in mare o disperdere sul terreno e nella falda questi liquami. E così
nasce un sistema di costruzioni abusive, con risorse provenienti da fondi non controllabili,
con spazi potenziali anche per il riciclaggio, nella zona del parco Otranto - Santa
Maria di Leuca oppure a Porto Miggiano o al Ciolo. E così si dà il via a un
piano di trivellazioni alla ricerca di petrolio nell’Adriatico e nello Ionio,
di dubbia qualità e scarsissima quantità.
Da
tutte queste storie, e da molte altre ancora, emerge che siamo di fronte ad un
vero e proprio assalto al Salento. Per fortuna ci sono anche tanti cittadini,
tante associazioni di volontariato (90 quelle nate negli ultimi 10 anni) che
presidiano il territorio, lo difendono, informano, confliggono con i poteri
forti, pagandone le conseguenze in termini economici quando non in termini di
minacce fisiche o psicologiche. Ma c’è anche una magistratura penale che
procede con competenza e passione, seppur con risorse scarse, per bloccare,
smontare, interdire questo “assalto”, che sempre calpesta le leggi dello Stato
e dell’Unione.
Il CoDiRO, un fulmine a ciel sereno
Ma
non c’è solo un attacco al territorio, per cementificare o asfaltare o mettere
in sicurezza.
Nell’ultimo
anno il patrimonio olivicolo salentino ha subito un attacco molto grave ad opera
di un processo che si chiama “Complesso del disseccamento rapido degli olivi”
(CoDi - Ro).
Nel
settembre 2013 i proprietari delle campagne che sorgono lungo la dorsale ionica
vedono le loro piante rinsecchire fino a morire senza potersene spiegare la
ragione. Le zone più colpite sono straordinariamente belle e fortemente ambite
dai costruttori di alberghi del Gallipolino, ovvero i Comuni di Gallipoli,
Alezio, Racale, Taviano, Alliste, Parabita, Matino, più un altro piccolo
focolaio individuato nella zona tra Lequile e Copertino.
Scatta
l’allarme, e come in ogni allarme si cerca prima di tutto l’esperto, il
salvatore, colui che potrà portare a soluzione il problema, e passano in
secondo piano i ragionamenti e i dubbi. La parola d’ordine è, da subito, “fermare
l’avanzata del killer degli ulivi”, ma soprattutto fare in fretta, prima che l’epidemia
esca dai confini delle zone dove è stata individuata.
La
Regione affida le indagini all’ufficio Fitosanotario regionale con la
collaborazione dell’Istituto di virologia generale del Cnr di Bari.
Dopo
un mese arriva il primo responso che comincia a diradare la nube della non
conoscenza e delle fobie: alla base del progressivo ammalarsi delle piante non
vi è un solo fattore, ma un insieme di fattori, infatti la malattia viene
denominata “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo”. Agisce un complesso
di agenti: un fungo, il Phaeoacremonium; un lepidottero, la Zeuzera pyrina; un
batterio parassita, la Xylella fastidiosa. Come concausa vi è anche una
preesistente debilitazione delle piante colpite, dovuta ad un eccessivo
sfruttamento agronomico (pesticidi), che ha consumato nel tempo l’humus di quei
terreni.
La Xylella fastidiosa prende il sopravvento
A
questo punto, tra allarme e fobia che genera una certa confusione generale,
accade una cosa singolare. Gli esperti non parlano più delle concause e
decidono di ridurre la complessità a favore di una radicale semplificazione: si
punta l’attenzione solo sulla Xylella fastidiosa, e solo di essa si parla, e
solo verso di essa si dirigono energie e risorse. Insomma, la “concausa”
Xylella prende il sopravvento, e la strategia che si ipotizza è quella di una
risposta massiccia e violenta, con l’ipotesi – ad adiuvadum – di un
Commissariamento delle Istituzioni che dovrebbero dare attuazione alle
strategie di risposta, di utilizzo dell’esercito e della protezione civile,
contro un nemico pericolosissimo e irresistibile, spaventoso, terribile!
Vediamo
però che cos’è Xylella. Si tratta di un patogeno da quarantena, inserito nella
lista A/1 dell’Eppo (European and Mediterranean Plant Protection Organization)
che in California ed in Brasile ha distrutto distese di agrumi e viti a perdita
d’occhio, ma senza mai scatenare fobie collettive come in Puglia... Un
patogeno, come dicono gli esperti, mai riscontrato in Europa e mai negli ulivi,
quindi occorrerebbe capire perché è successo e come reagire, prendendo il tempo
opportuno e non lasciandosi trascinare dall’emotività che nulla a che fare con
la scienza.
L’attenzione
degli esperti e delle Istituzioni, regionali, nazionali, europee, si sposta
subito sul rischio di contagio di altri territori, dentro e fuori la Puglia.
Secondo questi esperti, e secondo i media locali e nazionali che si occupano
della vicenda, il Salento diventa una bomba pronta ad esplodere contagiando il
resto del Paese ma anche l’Europa, Le stime dei danni e delle risorse
economiche necessarie si ingigantiscono in maniera esponenziale, e si passa dai
pochi milioni alle centinaia di milioni di euro.
Il
29 ottobre 2013 la Regione Puglia adotta una delibera di giunta dal titolo “Misure
di emergenza per la prevenzione, il controllo e l’eradicazione del batterio da
quarantena Xylella fastidiosa associato al complesso del disseccamento rapido
degli ulivi”, figlia di una cultura dell’emergenza, che si inserisce nel quadro
allarmistico preesistente. (...)
(Fonte: tratto dal libro “Agromafie
– 3° rapporto sui crimini agroalimentari in Italia”, a cura di Eurispes,
Coldiretti, Fondazione Osservatorio sulla Criminalita nell’Agricoltura e sul sistema
agroalimentare)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12/19/xylella-procura-di-lecce-ue-tratta-in-errore-batterio-presente-in-salento-da-20-anni-indagheremo-sui-finanziamenti/2319591/
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