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giovedì 3 dicembre 2015

Lo strano caso della Xylella fastidiosa

Un’amica mi ha regalato un libro che ho cominciato a leggere di Isha Babaji dal titolo “S.O.S. Terra”, cosa fare per salvarla.
Mi è subito balzato all’occhio, anche perché è nel primo capitolo, il paragrafo dedicato alla situazione degli ulivi in puglia.
Desidero condividere il paragrafo sperando d’illuminare chi ignora quel che è successo e sta tutt’ora accadendo nel tacco del nostro stivale.
In calce un reportage sugli ulivi di Torchiarolo realizzato da Brindisi Oggi.






Lo strano caso della Xylella fastidiosa
da S.O.S. Terra di Isha Babaji

Gli ulivi sradicati a Torchiarolo
Il patrimonio naturale salentino pugliese è uno dei più importanti d’Europa: una terra bellissima, ricca dal punto di vista paesaggistico, antropologico, religioso, storico. Da questo ponte sul Mediterraneo, che guarda ad Oriente, sono passate cultura, storia e religione, per cui è inevitabile pensare che questo lembo dell’Italia abbia un tale valore aggiunto che necessiti di cura e protezione. Come pure è naturale pensare che ci possa essere qualcuno che immagina di “sfruttare” tutto questo valore per tradurlo in business, di quello senza etica, senza rispetto e senza anima, proprio come accade in tantissime altre parti del mondo nelle quali ormai si smontano e si rimontano patrimoni e risorse, beni comuni, con la logica del mercato e delle multinazionali, ispirata a massimizzare il profitto senza preoccuparsi minimamente della salvaguardia delle comunità.
E così arriva un grosso imprenditore inglese che vuole costruire un mega albergo diffuso nella bellissima zona di Gallipoli in un uliveto secolare (peraltro protetto dalla legge regionale), e riesce a ottenere tutte le autorizzazioni previste (basta giocare con le parole, ad esempio scrivere “ulivi secolari” piuttosto che “uliveto secolare”) e perfino il via libera del TAR, oltre che il consenso di coloro che sperano in possibili ricadute in termini di risultato elettorale. E così ci si inventa la necessità impellente (?) di una autostrada “di interesse nazionale”, il cosiddetto allargamento della s.s. 275 da Maglie a Leuca che sbrana 15.000 alberi d’ulivo e 1.000 ettari di terreno vergine. Chiedendo un finanziamento di 300 milioni di euro per realizzarla, con un progetto che prevede di coprire 9 discariche con rifiuti tossici che arricchiscono i soliti improvvisati specialisti di rifiuti, ma uccidono le persone che vivono nei pressi di queste discariche con un incremento dei tumori del 38% in 30 anni, soprattutto quelli polmonari e alla vescica. E così nasce il più assurdo sistema di depurazione con 47 depuratori, quasi uno per ogni paese, per dare a ciascuno di questi paesi 1-2 occupati, sprecando soldi pubblici per depurare e buttare in mare o disperdere sul terreno e nella falda questi liquami. E così nasce un sistema di costruzioni abusive, con risorse provenienti da fondi non controllabili, con spazi potenziali anche per il riciclaggio, nella zona del parco Otranto - Santa Maria di Leuca oppure a Porto Miggiano o al Ciolo. E così si dà il via a un piano di trivellazioni alla ricerca di petrolio nell’Adriatico e nello Ionio, di dubbia qualità e scarsissima quantità.
Da tutte queste storie, e da molte altre ancora, emerge che siamo di fronte ad un vero e proprio assalto al Salento. Per fortuna ci sono anche tanti cittadini, tante associazioni di volontariato (90 quelle nate negli ultimi 10 anni) che presidiano il territorio, lo difendono, informano, confliggono con i poteri forti, pagandone le conseguenze in termini economici quando non in termini di minacce fisiche o psicologiche. Ma c’è anche una magistratura penale che procede con competenza e passione, seppur con risorse scarse, per bloccare, smontare, interdire questo “assalto”, che sempre calpesta le leggi dello Stato e dell’Unione.
Il CoDiRO, un fulmine a ciel sereno
Ma non c’è solo un attacco al territorio, per cementificare o asfaltare o mettere in sicurezza.
Nell’ultimo anno il patrimonio olivicolo salentino ha subito un attacco molto grave ad opera di un processo che si chiama “Complesso del disseccamento rapido degli olivi” (CoDi - Ro).
Nel settembre 2013 i proprietari delle campagne che sorgono lungo la dorsale ionica vedono le loro piante rinsecchire fino a morire senza potersene spiegare la ragione. Le zone più colpite sono straordinariamente belle e fortemente ambite dai costruttori di alberghi del Gallipolino, ovvero i Comuni di Gallipoli, Alezio, Racale, Taviano, Alliste, Parabita, Matino, più un altro piccolo focolaio individuato nella zona tra Lequile e Copertino.
Scatta l’allarme, e come in ogni allarme si cerca prima di tutto l’esperto, il salvatore, colui che potrà portare a soluzione il problema, e passano in secondo piano i ragionamenti e i dubbi. La parola d’ordine è, da subito, “fermare l’avanzata del killer degli ulivi”, ma soprattutto fare in fretta, prima che l’epidemia esca dai confini delle zone dove è stata individuata.
La Regione affida le indagini all’ufficio Fitosanotario regionale con la collaborazione dell’Istituto di virologia generale del Cnr di Bari.
Dopo un mese arriva il primo responso che comincia a diradare la nube della non conoscenza e delle fobie: alla base del progressivo ammalarsi delle piante non vi è un solo fattore, ma un insieme di fattori, infatti la malattia viene denominata “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo”. Agisce un complesso di agenti: un fungo, il Phaeoacremonium; un lepidottero, la Zeuzera pyrina; un batterio parassita, la Xylella fastidiosa. Come concausa vi è anche una preesistente debilitazione delle piante colpite, dovuta ad un eccessivo sfruttamento agronomico (pesticidi), che ha consumato nel tempo l’humus di quei terreni.
La Xylella fastidiosa prende il sopravvento
A questo punto, tra allarme e fobia che genera una certa confusione generale, accade una cosa singolare. Gli esperti non parlano più delle concause e decidono di ridurre la complessità a favore di una radicale semplificazione: si punta l’attenzione solo sulla Xylella fastidiosa, e solo di essa si parla, e solo verso di essa si dirigono energie e risorse. Insomma, la “concausa” Xylella prende il sopravvento, e la strategia che si ipotizza è quella di una risposta massiccia e violenta, con l’ipotesi – ad adiuvadum – di un Commissariamento delle Istituzioni che dovrebbero dare attuazione alle strategie di risposta, di utilizzo dell’esercito e della protezione civile, contro un nemico pericolosissimo e irresistibile, spaventoso, terribile!
Vediamo però che cos’è Xylella. Si tratta di un patogeno da quarantena, inserito nella lista A/1 dell’Eppo (European and Mediterranean Plant Protection Organization) che in California ed in Brasile ha distrutto distese di agrumi e viti a perdita d’occhio, ma senza mai scatenare fobie collettive come in Puglia... Un patogeno, come dicono gli esperti, mai riscontrato in Europa e mai negli ulivi, quindi occorrerebbe capire perché è successo e come reagire, prendendo il tempo opportuno e non lasciandosi trascinare dall’emotività che nulla a che fare con la scienza.
L’attenzione degli esperti e delle Istituzioni, regionali, nazionali, europee, si sposta subito sul rischio di contagio di altri territori, dentro e fuori la Puglia. Secondo questi esperti, e secondo i media locali e nazionali che si occupano della vicenda, il Salento diventa una bomba pronta ad esplodere contagiando il resto del Paese ma anche l’Europa, Le stime dei danni e delle risorse economiche necessarie si ingigantiscono in maniera esponenziale, e si passa dai pochi milioni alle centinaia di milioni di euro.
Il 29 ottobre 2013 la Regione Puglia adotta una delibera di giunta dal titolo “Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e l’eradicazione del batterio da quarantena Xylella fastidiosa associato al complesso del disseccamento rapido degli ulivi”, figlia di una cultura dell’emergenza, che si inserisce nel quadro allarmistico preesistente. (...)


(Fonte: tratto dal libro “Agromafie – 3° rapporto sui crimini agroalimentari in Italia”, a cura di Eurispes, Coldiretti, Fondazione Osservatorio sulla Criminalita nell’Agricoltura e sul sistema agroalimentare)



1 commento:

  1. http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12/19/xylella-procura-di-lecce-ue-tratta-in-errore-batterio-presente-in-salento-da-20-anni-indagheremo-sui-finanziamenti/2319591/

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